Remo Cerini, nacque a Pistoia il 28 Luglio 1889 nella casa paterna in Piazza San Lorenzo, nel rione S. Marco, da Cerini Pietro di professione fornaio e da Susini Apollonia, casalinga. La famiglia era di buone condizioni economiche, anche se non ricchissima. Quando Remo era ancora un ragazzo fu messo a "bottega" per imparare l'arte del ferro battuto, successivamente fu assunto alle officine San Giorgio, l'attuale "Breda" ma i ritmi ed il lavoro sempre uguale e monotono non si confacevano certo al suo spirito bizzarro ed anelante di libertà, per cui ben presto si presentò all'ingegnere capo e con alcuni versi improvvisati chiese la liquidazione spettante e se ne andò. Si trasferì a Milano, sperando forse di migliorare le sue condizioni, ma ben presto fece ritorno a Pistoia, dove riprese la sua vita vagabonda.Con il padre, che nel frattempo era rimasto vedovo e si era risposato, ebbe sempre rapporti turbolenti, fino al punto di essere diseredato. Remo, per vendetta, giocò al padre uno scherzo mancino, gli inviò una cassa da morto, accompagnata da una corona di fiori. Privo di aiuti e senza lavoro si affidò al buon cuore di chi, riunito in crocchio ascoltava le sue improvvisate poesie. Egli trascorreva la notte sotto i loggiati del Ceppo, della biblioteca Forteguerriana o del Duomo, durante l'estate la sua dimora erano i prati che costeggiavano il torrente Brana.Nel ventennio fascista entrava ed usciva' di prigione accusato di ubriachezza molesta, in realtà dava noia che esprimesse i suoi giudizi a voce un po' troppo alta ed anche se i suoi non erano concetti altamente ideologici e politici, erano tuttavia giudizi dettati dal buon senso e dalla sincerità di colui che nulla ha da perdere se non la sua povertà.In tarda età si accoppiò con Rita, fedele compagna fino alla morte, che aveva conosciuto a Livorno. In compagnia di Rita per decenni attraversò la città in lungo ed in largo, cantando e recitando poesie dovunque, ma soprattutto nelle osterie e nei ritrovi popolari dell'immediata periferia della città: il primo applauso veniva sempre da Rita, salvo, pochi secondi dopo, a percuoterlo sulle spalle con il piccolo ombrello a fiori che si affacciava in qualsiasi stagione dalla sua abbondante sporta di paglia in cui erano racchiusi tutti i loro tesori.Per toglierli dalla strada venne loro assegnata una casa popolare e la Rita cercava a modo suo di tenere il compagno più in ordine, ma egli preferiva la vita all'aria aperta, come era sempre vissuto e non c'era avvenimento cittadino che non vedesse la stravagante coppia in prima fila.Mori all'età.di 92 anni, il 18 Settembre 1980, quando ormai sembrava far parte dell'eternità, poiché ben tre generazioni lo avevano visto, ascoltato, parlato con lui ed erano state investite dalle nuvole di fumo della sua pipa annerita dal tempo e sempre stretta fra i denti.Il corteo, che lo accompagnò all'ultima dimora, attraversò tutta la città, ripercorrendo quegli stessi itinerari che Remo tante volte aveva fatto e rifatto da solo e con Rita. Seguivano la bara autorità, persone di ogni ceto sociale, uomini e donne di cultura e perfino la banda musicale: Remo visse così nella morte quell'attimo di celebrità che aveva inseguito per tutta la vita e mi auguro che quell'attimo, a vent'anni, torni a rivivere un po'.
2 commenti:
A proposito del licenziamento dalla S.Giorgio e delle rime rivolte all'Ingegnere:
Caro Rapallo dal corto collo non sei un'acquila e neanche un pollo, ma io mi chiamo Remo Cerini e mi licenzio e voglio i quattrini.
G.Masetti, un 78enne pistoiese
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