25 gennaio 2008
E adesso dove andiamo?
E' caduto il governo Prodi, evento prevedibile fin dalla nascita dello stesso. Troppe le anime diverse all'interno della stessa coalizione. E' inutile negarlo, tutti sapevamo che quella del centrosinistra sarebbe stata una breve parentesi. Tuttavia nessuno si aspettava di assistere ad una dinamica di rottura per come è stata. Ma vi rendete conto cosa sta succedendo in Italia? Siamo gli zimbelli d'Europa e del mondo, siamo ridicoli ed incapaci di autogestirci. Dall'inizio della seconda Repubblica ogni governo ha sempre cercato di rivedere e ritoccare le regole del gioco per favorire la propria rielezione senza mai affrontare i problemi veri, i problemi dell'Italia , della gente. Quando qualcuno però ha tentato di dire qualcosa di diverso, una voce fuori dal coro ecco, il solito demagogo!
E adesso risiamo all'ennesimo giro di giostra, cose già viste, un libro già letto, con un Silvio Berlusconi che si presenta come il nuovo, il liberista che lotta contro i comunisti che ci vogliono invadere. Ma lui fa da scudo, si sacrifica per noi.
Questa specie di governo appena caduto era nato sulle rovine del governo Berlusconi, di male in peggio. Ma adesso c'è anche il nuovo, c'è Veltroni. Questo ha dedicato tutto il suo tempo a revisionare le regole elettorali e questo lavoro l'ha fatto assieme al nostro Silvio nazionale con il motto:"elezioni si, ma solo con nuove regole". Adesso con la caduta di Prodi, Silvio si è già dimenticato di quel motto, ora grida:"al voto...Subito!!!!"
E noi zitti, rassegnati, denaturati, snervati spettatori di questo teatrino che rappresenta solo se stesso. Che fosse meglio il periodo del terrorismo? Al di là delle condanne unanime delle violenze e dei soliti discorsi rituali e di circostanza, le forti contrapposizioni hanno sempre generato grandi idee, grandi interventi, grandi risultati e soprattutto quella solidarietà fra le persone necessaria per mantenere vivo quel senso della giustizia e della morale. Occorre crescere, ma anche se la storia insegna sono necessari gli alunni e questi non ci sono.
Roberto Puccianti
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