
I Romani la chiamavano "turbo" e il gioco all'epoca era particolare: pare che si disegnasse per terra un grande cerchio diviso in dieci settori numerali, ad ognuno corrispondeva un punteggio, e lo scopo del gioco era far roteare la trottola nel centro, raggiungendo così il massimo punteggio.
Attorno al XIV secolo si ha la massima diffusione della trottola, specie in Inghilterra, dove era abbinata addirittura a certe cerimonie religiose. Il Martedì Grasso si organizzavano corse di trottole lungo le strade delle parrocchie e, quando una trottola smetteva di girare, veniva riposta fino all'anno successivo.
Le trottole erano diffuse anche tra gli indiani del Nord e del Sud America da molto prima dell'arrivo di Colombo. Gli Inut, una popolazione del Nord, cercavano di far fare alle trottole un giro completo delle loro abitazioni soprattutto in inverno.
Particolarmente in Giappone è diffusa la produzione artigianale di questo giocattolo. Molti di questi sanno creare trottole "partorienti", ovvero che ne liberano altre più piccole durante il loro giro.
Nel Borneo e nella Nuova Guinea dopo la semina i contadini fanno girare le trottole per stimolare la crescita dei germogli.
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