Il profumo, la parte di un corpo che alimenta le nari,
una porzione di anima che respiri e poi esala.
L’odore dei miei nonni è ciò che resta di loro vivo,
una brandello del loro spirto che in me narra talvolta,
un’esistenza magica ed antica che attraverso me profonde.
Ed ora che raccolgo i frutti marroni tra le foglie seghettate,
tra l’umido e la vita, tra un sorriso e l’addio,
penso a loro ed all’antico sapere che tra le mie arterie scorre,
infuso di antica conoscenza, fumo di tiepido, dolce, lume.
Pioggia di castagne dai carichi rami, testimoni di evi oscuri,
legni a forma di saette che il mio sangue ricorda novelli.
Precipitano nella danza dell’aere, mentre osservo lontana,
la mia anima Fammetta, che raccoglie il prezioso tesoro.
Il ritmo di queste gocce scure scandisce l’armonia della vita,
mentre la madre della nostra futura prole, sorride a me,
al futuro, felice, e sorregge una gerla che porta seco un odore.
Culla quel profumo come farà con i nostri figli.
I cuccioli di Fiammetta impareranno l’odore di quest'oggi,
insegneranno ai loro figli, ed un giorno, benché io sappia d’alpe,
i miei nipoti penseranno a noi, e ricorderanno quel profumo,
ci faranno rivivere; così crederanno...
Ciò a cui daranno vita sarà il nostro Amore, il ricordo di questo momento.
Non m’importa di cessar d'esistere, il nostro sentimento è già eterno,
vorrei solo che “quel” sorriso non potesse mai scomparire.
Anche se il profumo del pino e dell’abete si perdesse per sempre.
Non importa.
Mi chiedo io allora, che cosa risorge dall’odore che avverto
pensando ai miei avi, che cosa rivive? Quali misteri?
Ma un altra foglia cade, ed io svanisco.
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